Tradizione Toscana: le “Buchette di Vino”

Tradizione Toscana: le “Buchette di Vino”

Ai giorni nostri…

Cene di gala, show cooking o semplice delivery

LBS Leisure and Business Services propone un modo originale per la somministrazione di cibo e bevande da asporto tipico del folklore toscano: le “Buchette di Vino”.

A Firenze – e in altre località della Toscana – sono state riaperte le famose “Buchette del Vino”, un modo originale per commerciare – in tutta sicurezza – in tempi di Coronavirus e distanziamento sociale.
Un’antica tradizione che sta riprendendo forza durante la pandemia: al momento se ne contano più di 150 in tutta la regione (sono oltre 100 nella sola Firenze).
Stavolta, da quelle finestrelle – sistemate a mezza altezza vicino ai portoni di antichi palazzi – vengono consegnati vari tipi di prodotti: gelati,caffè, panini, spritz e libri…


La tradizione

Nel XVI secolo, i proprietari terrieri furono incoraggiati dalla famiglia fiorentina dei Medici a coltivare la vite e a vendere la loro produzione di vino senza intermediari.
Le “finestre del vino” o “Buchette del Vino” furono allora progettate per servire i clienti senza avvicinarsi direttamente a loro: l’apertura veniva utilizzata per il passaggio delle bevande.

Le “finestre del vino” ebbero un improvviso fervido successo a causa dell’esplosione dell’epidemia di peste del 1630.

Le Buchette aiutavano a ridurre i contatti tra venditori e acquirenti e di conseguenza limitavano il rischio di contagio.

Testimonianze

“Quelli che vendevano il vino a casa, per fuggire ogni pericolo di appestarsi nel maneggiare i fiaschi, essendo la maggior parte che lo compra povera gente, accomodavano allo sportello una cannella di stagno, con un vaso dove si votava il vino, e chi comprava di fuori lo riceveva di quivi..” si legge in un passo del saggio recuperato dalla storica dell’arte Diletta Corsini (vicepresidente dell’Associazione “Buchette del Vino”) che in questi anni ha fatto un lavoro di censimento degli sportelli disseminati in città e che ha ricostruito la storia di questi piccoli anfratti, costante dell’architettura in tutta la Toscana. 

“Come ulteriore misura di sicurezza, per non infettarsi – spiega la studiosa – le monete corrisposte per il vino venivano ritirate dall’oste tramite una paletta di rame per poi essere sterilizzate nell’aceto”.
“Si tratta del primo documento che racconta per filo e per segno come venivano usate le Buchette. Ed è per questo che si tratta di una testimonianza preziosa”, spiega Matteo Faglia, presidente dell’Associazione Buchette del Vino.

Buchette in “chiave moderna”

Molto apprezzate nel Rinascimento, le finestrelle caddero gradualmente in disuso.
Qualcuna è diventata un’aristocratica cassetta della posta, con la sua graziosa finitura in pietra serena… Un’altra si è velocemente attualizzata, divenendo una comoda Buchetta per il take-away in tempo di Coronavirus, 

Ma chi se l’aspettava che, dopo tutto questo tempo, sarebbero tornate utili proprio nel corso di un’altra pandemia? La storia, dunque, si ripete.

Buchette anti-contagio”, le chiama così l’associazione fiorentina “Buchette del Vino” che ha fatto rivivere quel sistema antico e ancora presente in molti palazzi del centro storico di Firenze.
In tempi di Covid-19 quei piccoli pertugi nelle mura rinascimentali sono infatti il modo più sicuro (e originale) per passare al cliente i prodotti.

Fonte

www.greenme.it

Febbraio 2021